Ciao.
… Coincidenze ….
Come vi avevo preannunciato in un mio commento venerdì sera 28.1 sono andata a sentire Umberto Galimberti, docente alla Ca’ Foscari di Venezia.
Il tema della conferenza riguardava il “Nichilismo e i giovani”. Tra i vari punti toccati ha parlato anche della tecnologia, del ruolo che essa ha acquisito nelle nostre vite.
Ha sottolineato l’importanza che la tecnologia non diventi un Dio da adorare e servire. L’uomo non deve “servire” la tecnica ma essa deve rimanere uno strumento che aiuta gli esseri viventi a vivere una vita dignitosa. Oggi, sotto molti aspetti, precisava, c’è invece un asservimento dell’uomo alla tecnologia e questa realtà non aiuta a vivere una vita pienamente umana ma la persona diventa uno strumento, un mezzo per far funzionare la macchina. Quante sono le realtà in cui è l’uomo che “bada”, controlla, la macchina come una volta si “badava” alle pecore? E’ la macchina che fa tutto e l’uomo sta solo a “guardare”.
Ci chiedevamo come distinguere, nel mare delle nuove tecnologie, ciò che è “buono” da ciò che non lo è.
Lui ha fatto riferimento al pensiero di Kant quando affermava che il bene o il male non si definisce in quanto ciascuno lo “sente” da sé.
Ha evidenziato, però, che oggi questo “sentire” non funziona più in quanto la MAPPA EMOTIVA delle persone non riesce più a discriminare ciò che è consentito da ciò che non lo è.
Le persone non riescono a “dare un nome” ai sentimenti e non riescono a gestirli … e non si è riferito solo ai giovani, ma anche a coloro che non lo sono più ….
Ha poi continuato affermando che il sentimento serve a conoscere in anticipo. La madre conosce il bambino perché lo AMA ED IL SENTIMENTO AIUTA A CONOSCERE PIU’ IN PROFONDITA’ SIA LE PERSONE CHE LE SITUAZIONI.
Per costruire una corretta Mappa Emotiva importante passare dall’IMPULSO, che è una spinta per l’espressione (azione – stimolo – risposta) alle EMOZIONI [forma più evoluta] e poi ai SENTIMENTI.
I sentimenti non ce li abbiamo per natura, ma si IMPARANO. Tutte le culture li hanno insegnati attraverso STORIE E MITI (Si pensi alla Grecia antica). E si imparano con le STORIE. Non è un dato genetico.
La palestra per apprendere i sentimenti è la LETTERATURA. Si apprende che cos’è l’ODIO, l’AMORE, l’ENTUSIASMO, la MORTE ….. e si educa il SENTIMENTO. Quindi, successivamente, quando proverò qualcosa saprò come chiamarlo. I bulli non sono riusciti a costruirsi queste mappe cognitive.
Sottolineava, inoltre, la necessità di essere disponibili ad acquisire anche altre visioni de mondo, di vederlo sotto altri punti di vista. Se viene presentata solo una visione gli individui non riusciranno ad essere tolleranti, a mettersi nei “panni degli altri”, a com-prendere che l’altro, diverso da me, può essere un arricchimento, mi può far vedere aspetti della vita che prima non conoscevo, aiutandomi così ad allargare la mia visuale. Così potremo gustare in modo più ampio e profondo le ricchezze che il mondo ci offre.
Riportando le parole di Galimberti alla nostra tematica io ho elaborato delle deduzioni.
Nel rapporto con le tecnologie è importante che siamo noi a gestirle, che sia l’uomo a orientarle verso fini che aiutano, sostengono la vita. Devono essere un MEZZO per vivere meglio.
Nel momento in cui è l’uomo ad essere gestito dalle tecnologie allora dobbiamo metterci in allarme e cercare di riportare l’uomo al centro. Ciò vuol dire che, per esempio, le chat, i social forum, navigare in internet, il computer, per esempio, non devono limitare le nostre relazioni sociali, la possibilità di fare un passeggiata con il nostro cane, fare una visita ad una persona cara ….
Mi chiedevo come si può distinguere, nel mare di internet e delle nuove tecnologie, ciò che è “buono” da ciò che non lo è.
Le “MAPPE EMOTIVE” ci aiutano in questo discernimento. Sì, sono da costruire, si apprendono non sono innate.
Ecco, i social network, forse, ci potrebbero aiutare a costruirle, a confrontarci,
a sostenerci in questo “apprendimento dei sentimenti”.
E’ necessario, in un mondo globalizzato, imparare a mettersi nei panni degli altri, divenire empatici, acquisire altri punti di vista. L’empatia ci permette di “vedere” come vedono gli altri, ma anche di “sentire” come sentono gli altri. Essa ci aiuta a “com-prendere – prendere con sé” il mondo dell’altro, favorendo una comunicazione profonda e non solo superficiale e funzionale ad un mero interesse personale, economico o culturale che sia.
In questo modo avremo in mano degli strumenti che ci permetteranno di valutare le varie situazioni in modo più completo.
Ecco, forse, in questo le nuove tecnologie ci possono proprio aiutare.
Forse ci possono sostenere nel dialogo tra culture diverse, tra persone che vivono in contesti lontani.
Se miglioreremo la nostra empatia forse la nostra società occidentale non sarà condannata al declino … come preannunciano numerosi sociologi. Forse potrà aprirsi un canale di comunicazione che ci permetterà di creare una nuova umanità, più rispettosa dell’uomo e del creato … speriamo ….
CIAO E BUONA NOTTE!!!